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Casa Giovanetti

NomeDescrizione
ComuniNOVARA

Descrizione

Il rinnovamento del fabbricato già proprietà Bollini e poi acquistato da Giacomo Giovanetti nel 1824 è sicuramente una delle più importanti realizzazioni di Alessandro Antonelli nel campo dell’edilizia residenziale, insieme a casa Desanti, poi Bossi. Giacomo Giovanetti, avvocato ortese, era una figura molto importante della borghesia novarese dell’Ottocento; fu consigliere di Carlo Alberto ed artefice di alcune innovazioni dello Statuto Albertino, nonché appassionato studioso della società del tempo. A lui si devono infatti alcuni studi sul problema dell’istruzione elementare e sulla coltura risicola. La sua dimora doveva essere testimonianza visibile del ruolo da lui ricoperto nel tessuto sociale di allora. Appena dopo l’acquisizione, aveva affidato importanti lavori di ristrutturazione all’architetto Stefano Ignazio Melchioni. Il Bianchini a tal proposito scrive: “Semplice, ma di buono stile è la fronte di questo edifizio. Nella volta dello scalone con savio accorgimento vennero in tante piccole medaglie effigiati molti illustri italiani e tra questi alcuni celebri Novaresi. Negli appartamenti i fratelli Baroffi distinti pittori d’ornato vi operarono dei graziosi rabeschi”. Degli affreschi sono ancora visibili alcune tracce, mentre perduti sono i medaglioni. Qualche anno dopo i primi lavori, l’avvocato decise di intervenire nuovamente sulla struttura, affidando il cantiere a quello che all’epoca era sicuramente l’architetto più noto del territorio, Alessandro Antonelli. La consistenza del suo intervento è purtroppo scarsamente documentata da disegni o progetti, poiché quelli rimasti si riferiscono soprattutto all’abitazione di Felice Giovanetti, fratello di Giacomo, posta all’incrocio tra le contrade della torre di San Gaudenzio e di San Giulio; bisogna pertanto basarsi sulla struttura architettonica rimasta per cercare di intuire la portata del lavoro di Antonelli. Il suo intervento ha riguardato in particolar modo la porzione meridionale del fabbricato, a partire dall’androne, la manica su via Giovanetti e la manica interna. In un disegno rappresentante la variante di facciata, conservato alla Galleria d’Arte moderna di Torino, vengono indicate come totalmente nuove le tre campate verso via Giovanetti, riplasmati l’androne e le due campate successive, immutate le campate fino a via San Gaudenzio. Il corpo settentrionale, dunque, più antico e modesto, vide l’intervento sia di Melchioni che di Antonelli; il corpo meridionale e la manica interna solo del secondo. Fulcro dello spazio architettonico è l’atrio con volte a vela, le cui scansioni si estendono all’androne e al porticato. Le facciate sono disposte su tre ordini, realizzati con colonne in pietra nel portico, paraste nel corpo lungo il corso e semicolonne in tutti i piani nelle altre maniche. In corrispondenza dei piani corrono le trabeazioni. Tale struttura compositiva è tipica dell’attività di Antonelli in questo periodo: moduli simili si possono trovare infatti in strutture sia novaresi (Palazzo Avogadro, Casa Bossi) che torinesi (Casa delle Colonne). La manica interna si limita a soli due piani, facendo presupporre l’incompiutezza della stessa. La facciata a blocco ha il pianterreno a bugnato modulato da aperture identiche, fasce marcapiano al piano nobile e cornicione a modiglioni nella parte alta. Purtroppo, attualmente la struttura presenta evidenti alterazioni in diverse parti, anche se la matrice antonelliana di questo nobile edificio è ancora intuibile.

Testo: Federica Mingozzi
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