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Cattedrale di Santa Maria

NomeDescrizione
ComuniNOVARA

Descrizione

Nella storia del Duomo di Novara c’è un prima e un dopo: prima di Alessandro Antonelli e dopo di lui. Una basilica romanica e successivamente un tempio di elegante magniloquenza. Alla metà dell’Ottocento Novara si presenta ancora con il vecchio duomo, dalle “muraglie nude da ogni ornamento e decorazione” mentre “la rozzezza dei marmi e dei sassi, la disformità tra delle colonne e dei capitelli e la semplicità di tutto il fabbricato, gli danno tale un aspetto melanconico da giustificare appieno il volgare lamento che la Cattedrale sia brutta anziché no, non armonizzi colla bellezza della città e non pareggi la Basilica Gaudenziana”. Insomma, la basilica dimostra tutti i suoi anni e non fa bella figura nello spazio urbano che occupa, ancora privo del magniloquente porticato e stretta fra case “che non danno un conveniente aspetto e tettoie veramente indecenti al luogo santo”. Sul nuovo Duomo la città si divide, perché si tratta di atterrare la vecchia struttura per erigerne una nuova. E il progetto di Antonelli non viene subito amato: “Il nuovo disegno è dell’Architetto Antonelli; l’abbiamo visto; sembra promettere molto; ma nessuno creda, che nell’atto pratico sia la fabbrica per appagare lo sguardo, come l’appaga oggi giorno il disegno; che sotto la matita l’ornato a facciata che sta adesso sulla piazza farebbe la più bella mostra al mondo... la spesa è calcolata a poco più di lire cento mila”. A ripercorrere oggi la sommaria cronologia del primo Duomo si rimane impressionati: la chiesa oggi non più esistente risale al secolo Ottavo, anche se vi sono opinioni che la sua origine vada retrodatata almeno al Quarto secolo dopo Cristo, dato che – si narra - accolse il corpo mortale di Gaudenzio, primo vescovo della città, in attesa che sorgesse la basilica fuori le mura, quest’ultima anch’essa successivamente distrutta. Il progetto dell’Antonelli è, come al solito, magniloquente. Il nuovo tempio ha forme classiche ed eleganti, con un altar maggiore di grande maestosità, ma ancora una volta appare fuori scala con la città e non è azzardato pensare che forse nella sua mente sia balenata l’idea di travolgere anche il battistero, per dare più ampio respiro al cortile e al tempio che vi si affaccia: “Non comprendiamo nei multipli e sovrapposti colonnati, che formano quasi un labirinto, aprendoci che la mesta del nuovo Tempio e del colonnato richiedessero antistante uno spazio vastissimo, per cui era forse necessario abbattere il Battistero, ed anche qualche fabbricato”. Infine, una traccia labile per rinvenire la memoria del vecchio duomo nella città di oggi: cercate la statua di San Bernardo da Mentone, lungo gli ombrosi baluardi, alla sommità di quella che i vecchi novaresi hanno sempre chiamato la salita del ghiaccio: la colonna che lo sostiene e lo porta verso il cielo viene proprio dal vecchio duomo atterrato.

Testo: Renzo Fiammetti
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