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Scurolo della Beata Panacea

NomeDescrizione
ComuniGHEMME

Descrizione

La prima pietra fu posata venerdì 6 maggio 1864, festa patronale della Beata Panacea per mano del Vescovo di Novara Giacomo Filippo Gentile; il presule donò in quella occasione la sua croce pettorale. La presenza di Antonelli nel corso dei lavori non fu costante, anzi si può definire abbastanza limitata, ma aveva provveduto a porre alla direzione dei lavori in cantiere Giacomo Calcagni, suo uomo di fiducia. Scelse persone di estrema fiducia anche dove c’era bisogno di maestranze specializzate trasferendole dal suo cantiere di Novara, come lo stuccatore luganese Achille Scala e il fornitore dei graniti Davide Pirovano. Ma la scelta più oculata la fece per la fornitura dei laterizi. Aveva estrema fiducia nei fornacieri Bottacchi che avevano fornaci a Ghemme, Luino, Gargallo e Novara. Una lettera redatta dallo stesso Architetto Alessandro Antonelli indirizzata a Giuseppe Bottacchi testimonia tale fiducia: “[…] Fin dall’anno 1831, tornato da Roma, ebbi occasione di constatare la bontà dell’argilla e la lodevole diligenza con cui suo zio Toedosio si distingueva fra i produttori. Nella costruzione poi della Cupola di S. Gaudenzio, dell’Ospedale Maggiore, della rinnovazione del Duomo, e di altri edifizi tanto in Novara che nell’Agro Novarese da me disegnati e diretti fui sempre lieto quando potei di preferenza impiegare materiali della fornace Bottacchi tanto pel buon impasto che per regolare forma e conveniente cottura, cose che contribuiscono efficacemente alla buona riuscita delle costruzioni, massime se slanciate leggiere ed elastiche...
Suo dev. affez. Prof. Alessandro Antonelli”
A Ghemme si dice che il sommo architetto per verificare la bontà dei mattoni e la loro idoneità ad essere impiegati nelle sue estremamente ardite costruzioni, si recava personalmente in fornace e quando i mattoni venivano sfornati ne prendeva alcuni a campione e li batteva l’uno contro l’altro per sentirne il suono. Se non fosse stato di suo gradimento avrebbe scartato l’intera partita. Il 6 maggio 1869 il Vescovo Giacomo Filippo Gentile impartì la benedizione delle opere murarie ultimate. La presenza dell’Antonelli in quella occasione è testimoniata dal dipinto del pittore Antonio Borgni che ritrasse una sua visita in cantiere. Nel novembre dell’anno successivo si trattenne a Ghemme per dare istruzioni a Pietro Rossi, marmista, per la costruzione del tempietto e dell’altare. Le solenni funzioni per l’inaugurazione dell’opera si tennero dal 16 al 18 agosto dell’anno 1875, presiedute da Mons. Angelo Ballerini, Patriarca di Alessandria d’Egitto, con la presenza dei Vescovi di Vigevano, di Biella e dell’Ausiliare di Novara. La processione transitò per tre ore in tutte le vie del paese accompagnando le reliquie della Beata Panacea che furono poi traslate nell’urna sopra il nuovo altare nel magnifico scurolo. Antonelli era presente ed appose per primo la firma in qualità di testimone in calce all’atto notarile. Altra pregevole opera ideata dall’Antonelli e presente a Ghemme è un tronetto portatile da utilizzare nelle processioni per il trasporto delle statue di San Rocco e della Madonna del Rosario. Intagliato dallo scultore prof. Francesco Sella fu riccamente indorato dal Ravetta di Novara. Nella prima domenica di ottobre del 1888 la statua della Madonna del Rosario, anch’essa scolpita dal Sella, nel tronetto antonelliano veniva portata solennemente in processione, ed in quei giorni l’Architetto Alessandro Antonelli stava concludendo la sua insigne esistenza.
Già nel 1878 in occasione del suo 80° compleanno il Conte Tornielli, Presidente del Circolo Vanchiglia invia al Sindaco di Ghemme un telegramma: “Torinesi festeggianti Antonelli mandano fraterno saluto nobile Ghemme patria sommo architetto”. E il 14 ottobre da Torino dove era Sindaco l’avv. Melchior Voli arriva il telegramma che annuncia l’aggravarsi delle condizioni di salute: “Stato salute insigne Antonelli sempre grave minaccioso malgrado lieve miglioramento; comunicai suo telegramma illustre infermo che vivamente commosso affettuosa dimostrazione terra natale ringrazia cordialmente vossignoria e Concittadini”.
Morì il 18 ottobre del 1888 nella sua casa di abitazione in via Vanchiglia a Torino.

Testo: Mauro Agabio Imazio
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