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Villa Caccia

NomeDescrizione
ComuniROMAGNANO SESIA

Descrizione

Nel luogo dove oggi sorge villa Caccia, sul poggio chiamato Monte Cucco, a nord dell’abitato di Romagnano Sesia, nel 1641 viene edificato un convento di frati Cappuccini. I monaci hanno sede a Romagnano già dal 1585, nell’area dell’attuale Chioso Bini. Il convento ospita dodici frati, tuttavia l’area si rivela malsana per la salute dei religiosi, al punto di determinare la decisione di trasferire la sede conventuale in un’area più salubre, individuata proprio al Monte Cucco. Una documentazione iconografica della struttura del complesso ci proviene dalla cartografia di Sei e Settecento. Una prima mappa “a volo d’uccello” del 1663 mostra una vasta area recintata, connessa al borgo da un percorso ad andamento zigzagante che, partendo dalla strada della Valsesia, risale lungo la collina. Con l’abolizione degli ordini religiosi dettata dalla legislazione napoleonica, nel 1808 il convento è soppresso e i Padri Cappuccini abbandonano l’edificio. A partire dal 1811 i terreni del convento subiscono alcuni passaggi di proprietà, fino al 1837, quando i Caccia di Romentino ne entrano in possesso. La famiglia Caccia è tra le più cospicue e influenti del Novarese già dal XII secolo.
. Figura di rilievo nelle vicende della famiglia è Gaudenzio Maria (1765-1834), Ministro delle Finanze durante il regno di Carlo Alberto. Muore nel 1834, lasciando la moglie Ottavia Leonardi di Casalino reggente del figlio quindicenne Marco Antonio. Sarà proprio la vedova a svolgere un ruolo fondamentale nel progetto di villa Caccia e nella costituzione di una vasta e fiorente proprietà. Il 30 settembre 1837 Ottavia Leonardi, per conto del figlio minorenne, acquista da Secondo Vercelli di Borgosesia, “caseggiato, terreni annessi, il tutto cinto di muro e costituente il locale altre volte ad uso dei Reverendi Padri Cappuccini, situato presso Romagnano”. Seguono una serie di acquisti diretti e permute di terreni adiacenti alla ex proprietà dei frati, al fine di incrementare le aree da destinarsi a coltivo per consolidare la rendita agricola. La costruzione di Villa Caccia incomincia nel 1840 e risponde al desiderio di affermare il prestigio raggiunto con una residenza di villeggiatura, avvalendosi di un professionista già ben noto qual era Alessandro Antonelli, nonché di sviluppare l’attività agricola e vitivinicola. Raggiunta la maggiore età, è Marco Caccia che prende in mano le redini del progetto. Muore però nel 1845, a 26 anni, lasciando la moglie Angela (detta Angiolina) Tornielli di Borgolavezzaro e il figlio Gaudenzio, di appena un anno. Angiolina, presto risposatasi, svolge un ruolo decisivo nell’andamento del cantiere e nella gestione delle proprietà. È molto probabile che questa fase costruttiva interessi il corpo centrale, mentre le due ali rustiche siano ascrivibili a una fase successiva, così come la progettazione dei giardini.
La pianta antonelliana del piano terreno di villa Caccia mette in risalto la relazione tra le precedenti strutture conventuali e la nuova architettura della villa, evidenziando il rilievo delle murature dell’ex convento, sulle quali le strutture antonelliane insistono puntualmente.
Il completamento della villa e dei giardini avviene tra il 1865 e il 1883, con un piazzale d’ingresso ottenuto dalla costruzione delle due ali rustiche, donando alla villa un accesso davvero monumentale. Il conte Gaudenzio Caccia, figlio di Marco, frequenta abitualmente l’ambiente di Romagnano: è sindaco per qualche anno e anche consigliere comunale. Grande attenzione sarà da lui dedicata ai giardini e alla tenuta agricola: nel 1883 interpella la prestigiosa ditta floro-vivavistica dei Fratelli Roda, tra i maggiori esponenti della tradizione piemontese ottocentesca dell’arte dei giardini, i quali si occupano di progettare e realizzare un nuovo frutteto.
Con l’inizio del Novecento vengono a mancare i personaggi più rappresentativi e attivi della famiglia Caccia. Nel 1904 muore Gaudenzio, cui succede il figlio Marco Antonio, nato nel 1868, personaggio schivo che rivolgerà i propri interessi principalmente al teatro e all’opera, divenendo un esperto di lirica. Marco Caccia muore nel 1940 e con lui si estingue il casato. La proprietà della villa passa dunque all’erede universale Camilla Paolucci de Calboli che, con l’azienda agricola in passivo, aliena nel 1950 Villa Caccia alla Società Beni Immobiliari di Novara, ente partecipato della Banca Popolare di Novara. In questo periodo la villa diviene sede della Scuola Media e dell’Istituto Tecnico Commerciale “A. Iviglia”. Nel 1962 passa in proprietà di Leone Mira d’Ercole, il quale, dopo aver alienato i terreni agricoli, cederà al Comune nel 1983 la villa, ormai abbandonata e cadente, e il parco di 23.000 metri quadri. Dopo vari lavori di ristrutturazione, oggi Villa Caccia ospita il Museo Storico Etnografico della Bassa Valsesia, inaugurato nel 2006.

Testo: Carlo Brugo e Stefano Fanzaga
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