Museo Faraggiana
Descrizione
L’Africa a Novara è arrivata a fine Ottocento con Ugo Ferrandi e poi è diventata una presenza sempre più cospicua nei primi decenni del secolo successivo, con gli oggetti e gli animali imbalsamati di un altro viaggiatore, Alessandro Faraggiana, che di Ferrandi era anche parente. Gli anni che separano Faraggiana da Ferrandi sono pochi, ma il mondo intanto è cambiato e le carte geografiche che lo rappresentano hanno fatto in tempo a completarsi in ogni dettaglio. L’Africa non è più l’Inconscio dell’Europa, o lo è sempre meno; la caccia grossa ha preso il posto della passione scientifica e dell’esplorazione di terre sconosciute. Il “mal d’Africa”, confusa memoria di un’epoca perduta, diventa lo slogan nemmeno tanto geniale inventato da un dittatore per giustificare una guerra crudele e anacronistica contro l’Etiopia.A Novara, per volontà della nobildonna Caterina Ferrandi Faraggiana, madre di Alessandro, nasce il primo Museo di Storia Naturale, concepito e ordinato secondo i criteri positivistici del secolo precedente. Chi, come l’autore di questa nota, ha avuto occasione di visitarlo quaranta (e forse più) anni fa, ricorda un pittoresco bric-à-brac di animali imbalsamati e tarlati, di armi e di oggetti primitivi, di teste umane miniaturizzate, di odore di formalina e di polvere. La sensazione che si provava, camminando in quelle sale, era quella di muoversi nel passato: e ciò che il Museo finiva per testimoniare, nonostante il nome, non era tanto la varietà della vita sul pianeta Terra, quanto un modo «umano, troppo umano» di porsi nei confronti della vita e di dominarla. «Noi uomini», ci dicevano le vetrine del vecchio Museo, gremite di uccelli, di rettili, di insetti e di animali feroci, «abbiamo vinto la natura e ne abbiamo raccolte le spoglie in modo che possano servirci a conoscerla. Questi animali imbalsamati sono la prova del nostro trionfo». Ma oggi le cose sono cambiate.
(Sebastiano Vassalli, Terra d’acque, Interlinea)
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